Se vi troverete a passeggiare senza orologio per le strade di Pesariis, piccolo e delizioso borgo della Carnia, non avrete certo bisogno di chiedere l’ora a un passante. Disseminati lungo le vie del paese ci sono, infatti, 15 enormi orologi, ognuno diverso dall’altro e con un proprio sistema di funzionamento, che vi ricordano a che punto è il passare del tempo. C’è l’orologio ad acqua, quello a vasi basculanti, il calendario perpetuo, diverse tipologie di meridiane, l’orologio a carillon e quello con i pianeti, quello a cremagliera e a scacchiera. E altri cento ne troverete nel Museo dell’Orologeria Pesarina, che racchiude dei veri capolavori di precisione e ingegneria. Questo piccolo paese di neanche 200 abitanti è diventato uno dei centri italiani di maggiore importanza per l’arte oroglogiaia ed esporta le sue creazioni con successo in tutto il mondo.
Gli orologi a palette che tanto andavano di moda dagli anni Cinquanta e che oggi sono venduti a carissimo prezzo agli appassionati di vintage? Sono stati inventati qui intorno agli anni Trenta, grazie all’ingegno dei suoi abitanti, soprattutto di Remigio Solari, che ne fu il creatore. Ma l’operoso Remigio è solo l’erede di un altro personaggio, un tale Solari, figura tra il reale e il mitologico che si stabilì qui intorno al 1700: che fosse un pirata, una spia o un esattore fiscale (ipotesi meno romantica, ma esistente), poco importa. Ciò che conta è che da lui è partita tutta una storia familiare che ha reso l’orologeria italiana famosa in tutto il mondo (il Cifra 3 è esposto al MOMA Museum of Modern Art di New York).
Sul perché questa tradizione orologiaia così forte sia nata proprio in questo minuscolo borgo arroccato sulle montagne del Friuli ci sono diverse teorie, tutte compatibili tra loro: oltre alla figura di Solari (che possedeva ottime conoscenze di meccanica e astronomia), questa è una zona caratterizzata, fin dall’antichità, di forti movimenti migratori da parte dei cramârs, mercanti erranti che portavano le loro merci, soprattutto spezie e stoffe, oltre le Alpi. Spostandosi, questi hanno avuto contatti con la Baviera, dove l’arte orologiaia era già molto diffusa e sviluppata, ed è plausibile che abbiano introdotto in paese alcuni di questi orologi, che vennero poi studiati e perfezionati in loco. Il 1725 è una data emblematica per Pesariis, perché nasce la Fabbrica Solaris, che aiutò a frenare anche l’ingente emigrazione: gli orologi prodotti qui cominciarono a poco a poco a essere conosciuti ed esportati in tutto il Friuli, poi nel vicino Veneto e infine in tutto il mondo, dove sono ancora oggi più richiesti e apprezzati che mai.

A SAURIS, TRA PROSCIUTTI, BIRRA E FORMAGGI DI MALGA

Ma la creatività dei friulani ci regala diversi altri esempi illustri: a 30 km da Pesariis c’è un altro borgo di montagna che merita una sosta. Arrivati a Sauris, infatti, non si può restare indifferenti di fronte alla bellezza di un paese da cartolina, dove ogni casa espone originali sculture in legno, i balconi straripano di fiori variopinti, i prati sono perfetti. Ma questo piccolo centro di 400 abitanti, su due livelli (Sauris Di Sopra e Sauris Di Sotto), oltre alla sua innegabile bellezza ha ben altro da offrire e racconta storie di gente operosa. Esempio ne è il prosciuttificio Wolf, fondato negli anni Sessanta da Giuseppe Petris, con alle spalle una lunga tradizione familiare cominciata a metà del 1800: un piccolo laboratorio casalingo è diventato un’azienda che fattura 14 milioni di euro l’anno e fa lavorare ben 60 dipendenti. Ogni settimana, qui si producono 1000 prosciutti (lavorati in modo unico con sale, pepe e aglio), 1500 forme di speck e 200 quintali di altre delizie, tra cui coppa, pancetta, guanciale, salsiccia, cotechino… Nel processo di produzione, alcuni passaggi sono ancora fatti rigorosamente a mano. Tre sono i gioielli di casa Wolf: il prosciutto crudo IGP di Sauris, che si distingue tra tutti i prodotti italiani tutelati per l’affumicatura ottenuta per combustione naturale di legna di faggio, lo speck e il salame, che vengono prodotti senza usare nessun conservante.
Un paese piccolo, Sauris, ma dove c’è spazio per altre importanti attività: Sandro e Massimo Petris hanno deciso di trasformare la loro passione per la birra artigianale in un prodotto unico, senza coloranti e conservanti, che ben si presta a raccontare la terra dove sono nati e dove vivono, fondando lo Zahre (l’antico nome di Sauris in dialetto, ndr) Beer, uno dei primi birrifici agricoli in Italia a utilizzare il malto da produzioni proprie. Il loro non era un sogno facile: quello di produrre birra a 1400 metri di altezza. Sebastiano Crivellaro, quando nel 2002 i genitori si ritirarono a Sauris in pensione, non è rimasto indifferente al richiamo della montagna. «In realtà, più che della montagna, del buonissimo formaggio di malga!», scherza. Decide di mollare il suo lavoro nel settore commerciale, affittare un antico stavolo e di cominciare un’attività imprenditoriale di stagionatura e affinatura dei formaggi di malga. Fonda la Malga Alta Carnia, che è oggi un’azienda piccola ma ben posizionata nel mercato friulano. «Solo invecchiando un uomo diventa saggio, e un formaggio ti dà qualcosa di più», è il motto di Sebastiano, che, infaticabile, sperimenta sempre nuove tecniche di stagionatura: si fa prestare del malto dall’amico Sandro, il produttore della birra Zahre, per far stagionare le forme, oppure le ripone in un mix di erbe officinali, fiori di canapa o mirtilli. Una sola regola: tutto dev’essere rigorosamente prodotto e realizzato in loco, con i profumi di queste terre. Che, se l’uomo le maneggia con cura e rispetto, regalano in cambio sapori unici al mondo.